Partiamo da una Halong city sotto il diluvio universale. Arriviamo in capitale verso sera e raggiungiamo a piedi l’albergo. La città ci pare molto vivace e molto meno futuristica rispetto a Saigon. Sembra una città più piccola, con i vicoli e la gente che vive la strada: ci piace! Ceniamo per strada, con i soliti sgabellini alti 20 cm e i tavolini dell’asilo, tutto molto buono anche se avevamo preso riso con il pollo e invece del pollo abbiamo strani pezzi di carne di animale non identificato (contando che la specialità sul menù è il piccione, meglio non indagare!). Incrociamo anche Sam, il ragazzo che ha arrampicato con Marco a Cat Ba: stanno programmando la discesa al sud con la moto, che pazzi! Per strada ci sono moltissime donne che vendono frutta e dolci tipici, e si caricano sulla spalla un bastone di legno alle cui estremità sono appese le ceste.
La foto ci è costata 1/2 Kg di licis
La signora delle verdure
Non a tutte sono simpatico
Il concetto è quello delle bilance a piatti. Compriamo dei dolcetti fritti a base di riso a una ragazza, a cui prima di cena avevamo detto “maybe later”, e che ci raggiunge come una faina sorridendoci e ripetendo “later, later”. Ammazza che memoria!
Il giorno dopo ci aspetta l’ennesima giornata grigia, e pure fredda! Ci saranno 20 gradi al massimo, con un’umidità che ha dei picchi mostruosi. Il nostro tour fai-da-te prevede una tosta camminata nel quartiere vecchio, dove i nomi delle vie sono rimasti legati alle corporazioni medievali degli artigiani. In ogni strada c’è una specializzazione: dalla seta agli addobbi religiosi, dalle lapidi al ferro, qui la concorrenza è a km zero! Si trova di tutto davvero, e non si può certo sbagliare via nel cercare un venditore!
Homo faber (fortunae suae)
Facciamo anche tappa al ponte Cau Long Bien, eredità del periodo coloniale francese. E’ un ponte ferroviario con due strette banchine laterali che permettono il passaggio di moto e biciclette; ne percorriamo un buon tratto a piedi. Marco è affascinato dalla struttura e non resiste al desiderio di scattare una foto dai binari. Sfruttando un’apertura nella precaria recinzione accediamo alle rotaie: io faccio da vedetta per controllare che Marco non venga stirato dal treno, lui piazza il cavalletto. In effetti poco dopo il treno arriva, non proprio spedito.
Cau Long Bien
A proposito di treno: iniziamo anche a informarci per quello notturno che ci porterà a Sapa. Passiamo in stazione e l’atteggiamento delle signore allo sportello è davvero respingente, forse addirittura peggio dei dipendenti Trenitalia. Dopo varie trafile siamo costretti a prendere due posti nei soft seats perchè i vagoni letto sono tutti pieni. E siamo costretti a restare un giorno in più perchè il 29 il treno è al completo.
La sera scopriamo, vicino al nostro albergo, un ristorantino preso d’assalto dai locals. Il gestore ci trascina tra i soliti tavolini dei nani: dobbiamo scegliere al bancone cosa vogliamo. Dalle seppioline alle frittate, tutto è ottimo, tanto che ci torneremo anche l’indomani.
Ottimo cibo di strada
Grigliatina?
Non posso lasciare da solo Marco 5 minuti, che si fa abbindolare dagli occhioni della ragazza dei dolci del giorno prima. Così ci mangiamo ancora le frittellone al riso (la ragazza, nel frattempo, ci saluta ogni volta che ci incrocia, e se la ride!). Ci compriamo anche la Lonely Planet del Laos, rigorosamente tarocca, per inziare a studiare un itinerario fattibile dopo Sapa.
La giornata successiva è ancora bagnata: ci armiamo di pazienza e ombrellini e ci dirigiamo verso il lago cittadino più grande. Prendiamo un autobus di linea e avanziamo nella nebbiolina che avvolge la città. A piedi poi raggiungiamo il complesso del mausoleo di Ho Chi Minh, dove evitiamo di visitare la salma imbalsamata e optiamo per la one pillar pagoda, un tempietto di legno poggiato su una colonna. Da lì ci addentriamo nel tempio della letteratura, dove troviamo ragazze e ragazzi elegantissimi che festeggiano (non abbiamo capito se era una sorta di festa di laurea, dato che lì c’è anche l’università).
Tempio della letteratura
Strumenti tradizionali al tempio
La sera ci concediamo un locale un po’ occidentale, dove ordiniamo una pizza margherita (eravamo in fase crisi). A dispetto delle aspettative bassissime, non era affatto male, anche se non so quanto abbia giocato sul giudizio il fattore astinenza. Io vado fino in fondo e mi regalo anche una bella crepe al cioccolato! Devo ammettere che, in quel locale, con in sottofondo il cd di Bob Marley, mi sono dimenticata per un attimo di essere in Vietnam, ed è stata quasi una sensazione alienante, non collocabile.
Oggi abbiamo continuato a girare a piedi, nella zona della cattedrale di San Giuseppe, più che altro in cerca del cambio Dong-Dollaro in previsione del Laos: dovremo pagare il visto e sopravvivere nella prima città dove non esisono gli ATM. In banca non riusciamo a farceli cambiare, esiste solo il cambio contrario. Dobbiamo passare tramite banchi di cambio “privati”: sono soprattutto agenzie che organizzano i tour, ma ci va bene perchè applicano un tasso molto favorevole!
Passiamo nella zona del mercato, e ritroviamo gli odori del pesce e i colori della frutta, nonostante la luce biancastra e la nebbiolina rendano inevitabilmente tutto più piatto (compreso il nostro morale!).
Parlando con gli occhi
Arredare con gusto
Facciamo qualche acquisto nelle tante bancarelle, compreso qualche capo pesantino per Sapa. Domani è l’ultimo giorno ad Hanoi, lunga giornata in attesa di prendere il treno delle 19.40 per Lao Cai, al nord (poi da lì prenderemo un autobus per Sapa, che dista 38km). Chissà se potremo vedere la capitale con un raggio di sole…
Nei pressi del mercato Dong Xuan
Quartiere vecchio
Eco compatibile