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Bohol: i tarsiers e le colline di cioccolato

Al porto di Tagbilaran chiediamo informazioni: sulla mappa il nostro ostello è a un paio di kilometri perciò decidiamo di restare per acquistare il biglietto della nave per la tappa successiva. Purtroppo anche qui si ripresenta la scena già vista il giorno prima, code infinite e bolgia infernale. Con la differenza che, qui, i ticket office sono al chiuso senza aria condizionata. Mi metto in coda mentre Marco aspetta fuori, insieme ai bagagli. Altre due ore passate alle porte dello Stige e torno vittoriosa con due biglietti per la nave diretta a Siquijor del 29. Dietro di me c’è un australiano alto due metri che sembra uscito dalla doccia talmente è sudato e ogni 3 parole inserisce un “fucking” riferendosi alla situazione assurda.

Marco nel frattempo ha fatto amicizia con Roland, un conducente di tricycle che aspetta più di un’ora per portarci all’ostello. Qui il tricycle è il mezzo principe che affolla le strade. Si tratta di un tuk tuk alla filippina: sembra un sidecar, ma al posto di avere la carrozzella ha una sorta di cabina annessa alla moto. Ognuno ha un colore diverso e tutti hanno una scritta sul lato posteriore che si riferisce a Dio (qui è terra di missioni -e devastazioni- del cristianesimo). Nella nostra top ten personale spiccano: “God knows”, “God is good”, “Jesus is the king”.

xx

Bible on the road

L’ostello è carino, anche se la nostra camera con ventilatore ha una temperatura media di 35 gradi nel pomeriggio. La città ci sembra subito molto meglio rispetto a Cebu city, ma anche qui troviamo centri commerciali in ogni angolo. La gente è molto cordiale e sorridente, soprattutto quando Marco estrae la macchina fotografica, tutti si mettono in posa e ridono. Molti ci guardano con stupore: credo non siano eccessivamente abituati a vedere turisti occidentali, qui il turismo è soprattutto coreano e cinese.

Aspettando

Aspettando

Restiamo stupiti dal livello generale dell’inglese: moltissimi lo conoscono e lo parlano con accento americano, quasi fosse la loro prima lingua. Anche quando parlano tra di loro spesso utilizzano parole anglosassoni. E io che pensavo di trovare un po’ di spagnolo!

Ci sentiamo tranquilli, la gente è accogliente, ma tutt’intorno continuiamo a incrociare poliziotti (sia privati che statali) dotati di fucili a pallettoni e armi varie. Eppure non percepiamo pericoli, né assistiamo ad atti di violenza… il ragazzo dell’ostello ci spiega che qualche giorno fa hanno rapinato un centro commerciale dopo mezzanotte e quindi i controlli sono aumentati. Ma non penso che, normalmente, siano molti meno!

In centro ci sono ancora antichi edifici risalenti all’epoca degli spagnoli, in una chiesa assistiamo a un matrimonio in cui il prete parla in inglese. Fuori dall’edificio di culto un dettagliatissimo cartello mostra quali vestiti sono ammessi all’interno e quali no, comprese illustrazioni dei vestiti da sposa. Qui sono ultraconservatori.

Per cena troviamo su TripAdvisor un ristorante di cucina tipica filippina (perchè, esiste?), segnalato come il migliore in tutta l’isola. L’ambiente è piuttosto ricercato -tenendo conto degli standard visti finora, e le porzioni sono da famiglia: la zuppa di pesce basta per 4 persone! I sapori sono particolari: nella zuppa, oltre a gamberi, totani e granchi, c’è la mandorla. Pieni come due uova torniamo all’ostello in attesa di Claudia, Clio e Filippo, che arrivano intorno alle 22.30, stanchissimi dal viaggio (doppio aereo e poi nave da Cebu).

Marco punta la sveglia alle 5.30 perchè ha controllato i voli sull’aeroporto e ce n’è uno che arriva intorno alle 6: ieri ha visto che lo scorcio sopra la città è ad effetto. Peccato che l’aereo non passerà mai… appostamento inutile, ma fa parte del duro lavoro del fotografo! A colazione chiacchieriamo un po’ della loro prima parte del viaggio in Filippine e del nostro girovagare. Ci diamo appuntamento a Siquijor, loro ripartono il giorno stesso!

Tagbilaran all'alba

Tagbilaran all’alba

Noi ci dirigiamo alla stazione degli autobus, dietro il mercato: qui ci facciamo indicare il mezzo che ci può lasciare vicino alle chicolate hills e tutti ci dicono la stessa cosa, l’autobus per Carmen (qui tra l’altro i nomi delle città sono rimasti spagnoli, quindi si trova Valencia, Cordoba e tutte le altre). Sul bus sono tutti cordiali, ci sorridono e ci salutano. Paghiamo esattamente la stessa cifra dei locals, senza esitazione: qui siamo uguali a loro anche se turisti occidentali, che bello! Vicino a noi si siede un signore che inizia a chicchierare: è una sorta di predicatore di una congregazione cristiana, ci parla per mezz’ora della Bibbia… scopro tra l’altro che lavora nella tv e il suo contratto è a tempo indeterminato! Appena lasciata la costa sul mare, il paesaggio che ci si spalanca davanti agli occhi è incredibile: distese di campi di riso verdissime alternate a colline scoscese e coperte di vegetazione. Finora mai ci era capitato di osservare un verde così brillante! Dopo circa due ore di saliscendi, passando per paesini che conservano ancora le chiese dal fascino sudamericano, costruite dagli spagnoli nel XV secolo. Scendiamo ai piedi della salita che ci porta alla terrazza panoramica sulle chocolate hill: una distesa di colline dalla forma perfettamente conica, coperte da erba continua e ininterrotta, come fosse una coperta poggiata sulla zona.

Chocolate Hils

Chocolate Hills

Qui però è pieno di turisti, essendo una delle attrattive fondamentali di tutta Bohol, e cerchiamo di andarcene il prima possibile. Riprendiamo l’autobus sulla strada, per nostra fortuna passa quasi subito. Diciamo alle persone di indicarci gentilmente quando siamo nei pressi del santuario dei tarsiers, tra i primati più piccoli al mondo. Pensavamo di vederli lontani, sugli alberi, invece se ne stanno tranquillamente ancorati ai rami degli alberi, riparati dal sole. Sono animali notturni, quindi di giorno passano il loro tempo sonnecchiando e dormendo. Sono tenerissimi, alti circa 10cm e con una lunghissima coda. Hanno lunghe dita dinoccolate che permettono loro di stare ancorati ai rami degli alberi anche mentre dormono, mentre gli occhi sono grandi, rossi e perfettamente rotondi: il tutto li fa sembrare dei dolci mostriciattoli, un incrocio tra Yoda, ET e Gollum.

Timido

Timido

Felice

Felice

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Infastidito?

Riprendiamo al volo l’autobus che ci riporta a Tagbilaran, ci sistemiamo e andiamo a letto, per svegliarci intorno alle 6 l’indomani mattina. Al porto di Bohol ci aspetta la barca per Siquijor!