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Tra le montagne di Sapa

Il minibus ci lascia non esattamente vicino all’albergo, ci tocca una bella salita e, durante il tragitto, già facciamo amicizia con una signora della tribù ‘hmong. Queste donne arrivano dai villaggi vicini la mattina presto per il mercato di Sapa (praticamente per vendere oggetti ai turisti) e indossano tutte gli abiti tipici che permettono anche la distinzione tra le differenti tribù. Arriviamo in albergo intorno alle 6.30, ci dicono che la camera sarà pronta tra un’ora. Aspettiamo nella lobby umida e fredda, ma nonostante le condizioni ci addormentiamo un po’. Alle 8.30 vado a richiedere della camera, e allora ci danno la chiave. La camera in sé è grande ed è dotata di due grandi finestre che permettono la vista sulle montagne. Ci sono solo due problemi: l’umidità credo sia al 200% e le montagne non si vedono causa nebbia. Chiediamo se ci possono dare una stufetta e la otteniamo alla modica cifra di 5$ al giorno. Facciamo un giretto per la città, che comunque è carina, piena di negozietti e soprattutto piena di colori dei vestiti dei componenti delle tribù. Facciamo un’abbondante colazione (finalmente qui in montagna sanno cosa sia il formaggio vero!) e decidiamo di visitare il villaggio di Cat Cat, a qualche chilometro dal paese. Scendiamo lungo la valle fino ad arrivare nel villaggio, dove le attività principali sono legate alla fabbricazione di manufatti: dalle stoffe ricamate a mano, ai braccialetti d’argento, ai machete.

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Curve

Il cammino della vita

Il cammino della vita

Dappertutto notiamo ingegnosi sistemi idrici di raccolta dell’acqua, che viene incanalata in tronchi scavati, dotati di un perno centrale, che si alzano e si abbassano a seconda di quanto un lato è pieno. Le donne del villaggio sono tutte intente a ricamare, cucire, lavare, mentre alcuni uomini lavorano la pietra ricavandone sculture di diversi tipi. Le persone sono comunque sorridenti, nemmeno troppo stressanti nell’acquisto delle merci. Peccato solo il tempo renda davvero tutto un po’ grigio. Qui la nebbia non è come quella milanese: se ci passi in mezzo ne esci bagnato, e la visibilità si riduce a 10 metri!

Guardando altrove

Guardando altrove

Tessuti

Tessuti

Nel nostro tragitto ci accompagna un ragazzo vietnamita, Dam Lai, appassionato di fotografia. Ci racconta che lavora nell’esercito vicino a Ho Chi Minh e ha qualche giorno di ferie da trascorrere a Sapa. Si apre una sana competizione tra fotografi… mentre la pioggia aumenta arriviamo a una cascata carina, vicino alla quale assistiamo a uno spettacolo di danze tipiche in una sorta di piccolo teatro. Torniamo verso Sapa concludendo il percorso ad anello: i nostri amici vanno in moto, anche per il tempo pessimo, noi optiamo per la camminata. Pessima idea: la strada è lunga e con salite ripide, siamo stanchi per il viaggio e torniamo distrutti. Ceniamo in un ristorantino con un camino (che ci abbrustolisce i vestiti) e ci ritiriamo nella nostra camera, piazzando la stufetta al massimo.

Vestiti e lavori tradizionali

Vestiti e lavori tradizionali

Il lavoro attento

Il lavoro attento

Il giorno dopo ci siamo iscritti a un trekking organizzato. Si parte con calma alle 9.30, così abbiamo modo di sfruttare la colazione a buffet del nostro albergo. Con noi ci sono altre 5 persone: una coppia australiana sulla quarantina (ci raccontano che hanno un mesetto per girare il vietnam) e tre americani del Colorado. L’effervescente Kenny ci dice che ha raggiunto la figlia che, insieme a un’amica, sta girando il sudest asiatico per tre mesi. La compagnia è buona e capitanata da Don, ragazza della tribù ‘Hmong di 25 anni, pragmatica e simpatica, dal sorriso affabile e furbo. Dopo un breve tragitto in minibus iniziamo a camminare verso il primo villaggio, Lo Chai, a circa 2 km. Qui vediamo un po’ di case tipiche e le attività quotidiane della gente. Don acquista gli spinaci per il pranzo. Proseguiamo altri 5 km per raggiungere il villaggio Ta van, abitato dalla minoranza di Dzao. Qui siamo ospitati in una casa per il pranzo: vediamo il nonno che sta arrostendo un topo sul fuoco, e speriamo non sia quello il nostro cibo. Non lo è: ci gustiamo una zuppa di noodle con verdure e frittata. Continua a piovere, e ci rimettiamo in marcia per l’ultimo villaggio. La strada comincia a farsi difficile, non c’è un sentiero vero e proprio, dobbiamo passare attraverso dei passaggi tra le montagne e la foresta completamente pieni di fango. Fino ad oggi credo di non aver mai visto il fango, davvero! Per fortuna la ragazza che organizza i trekking ci ha fatto indossare gli stivali gommosi della pioggia, altrimenti avremmo dovuto buttare le scarpe. Camminare diventa un gioco estremo di equilibrio, sembra di pattinare! Le donne e le bambine che ci hanno seguito dall’iniziano, esperte della zona, cercano di aiutarci nei punti più difficili. Io ovviamente ad un certo punto casco come una pera, anche se mi sporco solo un lato dei pantaloni e un po’ lo zaino. Va peggio a quasi tutti gli altri, che, a turno, capitolano con il lato b per terra (Marco invece è uno dei pochi che barcolla, ma non molla!). Passiamo attraverso scenografici campi terrazzati di riso. Anzi, diciamo che per la maggior parte del tempo cerchiamo di immaginarceli, perchè la nebbia non ci dà tregua. Passiamo al fianco di una foresta di bambù (qui le canne sono alte fino a 3 metri e con diametri simili ai tronchi d’albero) e, dopo lo sfiancante tragitto, approdiamo al villaggio di Giang Ta Chai, della tribù dei Red Dzao. Poche capanne ai piedi di una cascata, incastonata tra i fianchi delle montagne. Qui lasciamo i tre americani che pernotteranno lì, mentre noi 4 percorriamo l’ultimo quarto d’ora in salita, dove ci aspetta il minibus per Sapa. Ci fanno male le gambe e abbiamo freddo, io sono mezza impantanata e non vediamo l’ora della nostra stufetta. Il trekking dovrebbe essere davvero affascinante con il sole, fatto così è stato piuttosto frustrante… Marco non ha potuto fare foto, io ne ho fatta qualcuna, ma la nebbia spessa copriva qualsiasi cosa nel raggio di pochi metri.

Colori nonostante la nebbia

Colori nonostante la nebbia

Occhi furbi

Occhi furbi

Legno

Legno

Sapa offre davvero molte possibilità, ma il tempo orribile ci fa cambiare i programmi, così prendiamo l’autobus l’indomani mattina per Sin Ho, villaggio non meta di rotte turistiche.


Bye bye Hanoi

Nemmeno l’ultimo giorno la capitale si scrolla di dosso il grigio uniforme (in questo caso senza alcuna sfumatura!) del cielo. Non ci regala nemmeno un piccolo raggio di sole. Ma tant’è, ormai ci siamo abituati. Abbiamo il treno per Sapa alle 19.40, quindi ci aspetta un’altra giornata piena. Di primo acchito decidiamo di visitare il museo delle donne vietnamite, ma visto che almeno non piove torniamo sui nostri passi e gironzoliamo tra le vie, dopo esserci mangiati i licis del giorno precedente. Ritroviamo volti, rughe, sorrisi, smorfie e gli immancabili clacson per strada.

Groviglio di anime

Groviglio di anime

Stavolta niente licis!

Stavolta niente licis!

E ritroviamo anche la ragazza dal sorriso conciliante che vende dolci, e stavolta la immortaliamo con il suo amico “later”. Nel pomeriggio ci infiliamo in una pasticceria favolosa, dove lo chef francese sforna dolci da leccarsi i baffi, e dato che ci aspetta un lungo viaggio mi concedo una gran bella fetta di crostata al limone.

La dolce venditrice di dolci

La dolce venditrice di dolci

In fondo Hanoi ci è piaciuta, nonostante il meteo da depressione acuta. Rimane radicata alla cultura vietnamita, qui ci è parso di capire meglio l’anima profonda di questo paese, fatto di lavoratori instancabili, anime gentili e truffatori nati. Quante volte avremmo voluto fermare quel vecchietto con la barbetta bianca per farci raccontare dell’assedio dei francesi e della resistenza contro gli americani… quante domande ancora sono rimaste senza risposta! Ma qualcuno ha detto che l’importante è la domanda, perciò ci teniamo i nostri quesiti dettati dalla curiosità e ci dirigiamo nella città più fredda del Vietnam, nel profondo Nord: Sapa, che si trova a 1700mt.

Lavastoviglie on the road

Lavastoviglie on the road

La parcheggiatrice di moto

La parcheggiatrice di moto

La nonnina spettacolare

La nonnina spettacolare

Gioco d'azzardo

Gioco d’azzardo

Fossette felici

Fossette felici

Indole bilanciata

Indole bilanciata

Il viaggio sui soft seats non è male, ma tra il casino solito di locals e le luci sempre accese, va a finire che non chiudiamo occhio. Il treno ferma a Lao Cai alle 4.30, da lì dobbiamo poi prendere un mezzo per Sapa, che dista 38 km di tornanti. I gestori dei minibus fanno cartello per dei prezzi molto alti -ovviamente solo per gli stranieri. Combattiamo strenuamente e la spuntiamo per 3 dollari a testa, anche se alla fine ne paghiamo comunque 3,5 perchè il resto non ci è mai arrivato. Nel parcheggio avvolto ancora dal buio mi viene in mente che… abbiamo dimenticato la guida del Laos sul treno! Speriamo di trovarne un’altra a Sapa, mannaggia! Nel tragitto in salita facciamo davvero fatica a tenere gli occhi aperti, ma quando li apro vedo il nostro minibus avvolto completamente in una nebbia spessa, quasi fosse un muro di zucchero filato.


Ha(i)noi

Partiamo da una Halong city sotto il diluvio universale. Arriviamo in capitale verso sera e raggiungiamo a piedi l’albergo. La città ci pare molto vivace e molto meno futuristica rispetto a Saigon. Sembra una città più piccola, con i vicoli e la gente che vive la strada: ci piace! Ceniamo per strada, con i soliti sgabellini alti 20 cm e i tavolini dell’asilo, tutto molto buono anche se avevamo preso riso con il pollo e invece del pollo abbiamo strani pezzi di carne di animale non identificato (contando che la specialità sul menù è il piccione, meglio non indagare!). Incrociamo anche Sam, il ragazzo che ha arrampicato con Marco a Cat Ba: stanno programmando la discesa al sud con la moto, che pazzi! Per strada ci sono moltissime donne che vendono frutta e dolci tipici, e si caricano sulla spalla un bastone di legno alle cui estremità sono appese le ceste.

La foto ci è costata 1/2 Kg di licis

La signora delle verdure

Non a tutte sono simpatico

Il concetto è quello delle bilance a piatti. Compriamo dei dolcetti fritti a base di riso a una ragazza, a cui prima di cena avevamo detto “maybe later”, e che ci raggiunge come una faina sorridendoci e ripetendo “later, later”. Ammazza che memoria!

Il giorno dopo ci aspetta l’ennesima giornata grigia, e pure fredda! Ci saranno 20 gradi al massimo, con un’umidità che ha dei picchi mostruosi. Il nostro tour fai-da-te prevede una tosta camminata nel quartiere vecchio, dove i nomi delle vie sono rimasti legati alle corporazioni medievali degli artigiani. In ogni strada c’è una specializzazione: dalla seta agli addobbi religiosi, dalle lapidi al ferro, qui la concorrenza è a km zero! Si trova di tutto davvero, e non si può certo sbagliare via nel cercare un venditore!

Homo faber (fortunae suae)

Facciamo anche tappa al ponte Cau Long Bien, eredità del periodo coloniale francese. E’ un ponte ferroviario con due strette banchine laterali che permettono il passaggio di moto e biciclette; ne percorriamo un buon tratto a piedi. Marco è affascinato dalla struttura e non resiste al desiderio di scattare una foto dai binari. Sfruttando un’apertura nella precaria recinzione accediamo alle rotaie: io faccio da vedetta per controllare che Marco non venga stirato dal treno, lui piazza il cavalletto. In effetti poco dopo il treno arriva, non proprio spedito.

Cau Long Bien

A proposito di treno: iniziamo anche a informarci per quello notturno che ci porterà a Sapa. Passiamo in stazione e l’atteggiamento delle signore allo sportello è davvero respingente, forse addirittura peggio dei dipendenti Trenitalia. Dopo varie trafile siamo costretti a prendere due posti nei soft seats perchè i vagoni letto sono tutti pieni. E siamo costretti a restare un giorno in più perchè il 29 il treno è al completo.

La sera scopriamo, vicino al nostro albergo, un ristorantino preso d’assalto dai locals. Il gestore ci trascina tra i soliti tavolini dei nani: dobbiamo scegliere al bancone cosa vogliamo. Dalle seppioline alle frittate, tutto è ottimo, tanto che ci torneremo anche l’indomani.

Ottimo cibo di strada

Grigliatina?

Non posso lasciare da solo Marco 5 minuti, che si fa abbindolare dagli occhioni della ragazza dei dolci del giorno prima. Così ci mangiamo ancora le frittellone al riso (la ragazza, nel frattempo, ci saluta ogni volta che ci incrocia, e se la ride!). Ci compriamo anche la Lonely Planet del Laos, rigorosamente tarocca, per inziare a studiare un itinerario fattibile dopo Sapa.

La giornata successiva è ancora bagnata: ci armiamo di pazienza e ombrellini e ci dirigiamo verso il lago cittadino più grande. Prendiamo un autobus di linea e avanziamo nella nebbiolina che avvolge la città. A piedi poi raggiungiamo il complesso del mausoleo di Ho Chi Minh, dove evitiamo di visitare la salma imbalsamata e optiamo per la one pillar pagoda, un tempietto di legno poggiato su una colonna. Da lì ci addentriamo nel tempio della letteratura, dove troviamo ragazze e ragazzi elegantissimi che festeggiano (non abbiamo capito se era una sorta di festa di laurea, dato che lì c’è anche l’università).

Tempio della letteratura

Strumenti tradizionali al tempio

La sera ci concediamo un locale un po’ occidentale, dove ordiniamo una pizza margherita (eravamo in fase crisi). A dispetto delle aspettative bassissime, non era affatto male, anche se non so quanto abbia giocato sul giudizio il fattore astinenza. Io vado fino in fondo e mi regalo anche una bella crepe al cioccolato! Devo ammettere che, in quel locale, con in sottofondo il cd di Bob Marley, mi sono dimenticata per un attimo di essere in Vietnam, ed è stata quasi una sensazione alienante, non collocabile.

Oggi abbiamo continuato a girare a piedi, nella zona della cattedrale di San Giuseppe, più che altro in cerca del cambio Dong-Dollaro in previsione del Laos: dovremo pagare il visto e sopravvivere nella prima città dove non esisono gli ATM. In banca non riusciamo a farceli cambiare, esiste solo il cambio contrario. Dobbiamo passare tramite banchi di cambio “privati”: sono soprattutto agenzie che organizzano i tour, ma ci va bene perchè applicano un tasso molto favorevole!

Passiamo nella zona del mercato, e ritroviamo gli odori del pesce e i colori della frutta, nonostante la luce biancastra e la nebbiolina rendano inevitabilmente tutto più piatto (compreso il nostro morale!).

Parlando con gli occhi

Arredare con gusto

Facciamo qualche acquisto nelle tante bancarelle, compreso qualche capo pesantino per Sapa. Domani è l’ultimo giorno ad Hanoi, lunga giornata in attesa di prendere il treno delle 19.40 per Lao Cai, al nord (poi da lì prenderemo un autobus per Sapa, che dista 38km). Chissà se potremo vedere la capitale con un raggio di sole…

Nei pressi del mercato Dong Xuan

Quartiere vecchio

Eco compatibile


Appendice Cat Ba

Sam ci ha spedito le foto di Marco in parete. Ecco la migliore, da tenere per i poster(i)!

Alè duro!